Storia de I Antichi

  • Frammenti preziosi di fantasia

    di Maurizio Scaparro

  • Questa brigata folle e irriverente

    introduzione di Roberto Bob R. White Bianchin Gran Priore Onorario de I Antichi

    Venticinque anni di vita della Compagnia de Calza «I Antichi» sono anche venticinque anni della mia vita. Anni importanti, e per molti versi unici. Anzitutto perché sono tanti. Un quarto di secolo segnato dall’amicizia e dalla complicità di un gruppo di persone straordinario. Un “unicum” che non ha eguali, per nascita, formazione, caratteristiche, e che per questo non assomiglia a nessuno. Sono stati anni fecondati dal piacere di stare insieme e di divertirsi divertendo gli altri. Anni di idee e di invenzioni, geniali e strampalate, provocatorie e bizzarre, filologiche e deliranti, in cui proprio l’esistenza di questo gruppo singolare di persone e personaggi, guitti e saltimbanchi, capostipiti e rampolli di venticinque famiglie veneziane tutte diverse tra loro per età, professione e condizione sociale, che non sono attori e non fanno gli attori ma «sono» i personaggi che interpretano, ha permesso di architettare centinaia di feste e spettacoli, «momarie» e «demonstrationi», originali e spesso uniche. Un’incessante panoplia di meraviglie che ha dato spinta e orgoglio, vitalità ed emozioni alla nostra città e ai suoi Carnevali nel segno della Venezianità e della qualità, e che ha portato il meglio di quanto è rimasto a Venezia nelle tante città del mondo dove siamo andati con le nostre maschere e costumi, contribuendo a dare della città che fu Serenissima un’immagine più nobile e più autentica, meno banale, meno stereotipata e anche meno becera di quanto non si creda, non si faccia e non si veda.

  • Le Compagnie de Calza nella storia

    di Sebastiano SebaZorzi Giorgi *

    È NELLA fiorente Venezia del Quattrocento che nascono le Compagnie de Calza. Un secolo straordinario per la Serenissima giunta all’apogeo di quella civiltà politica e sociale che la renderà immortale anche dopo la sua caduta. Una Repubblica caratterizzata da un sistema nel quale ogni funzione controllava le altre e da queste veniva a sua volta controllata. Così, inevitabilmente, alla nascita e al prosperare delle Compagnie de Calza seguì l’istituzione di una magistratura apposita per la limitazione delle spese voluttuarie dei privati per feste e rappresentazioni: i Provveditori alle Pompe.

  • Da «Brasile Mamma Gentile» ai primi Antichi

    VENERDÌ 12 dicembre 1980: Paolo Zancopè, Aldo Bon, Edoardo Andreotti Loria, Judith Souza Bomfim e Mario Stefanelli sono riuniti a cena nella casa che diventerà culla, fulcro e base de I Antichi. Seduti a tavola tra posate d’argento e bicchieri del settecento, costituiscono un comitato promotore senza fini di lucro, allo scopo di «incrementare il Carnevale di Venezia con manifestazioni culturali, feste ecc.»; il gruppo «sarà chiamato Comitato Promotore per il Carnevale di Venezia, Compagnia de Calza I Antichi». Come era già per le antiche Compagnie de Calza, il comitato «si riunirà due mesi prima di ogni Carnevale e dovrà sciogliersi un mese dopo. L’opera degli aderenti è gratuita e la partecipazione volontaria».

  • È l’anno del debutto per gli spettacoli della neonata Compagnia de Calza «I Antichi» che l’antiquario veneziano Paolo Emanuele Zancopè ha fondato nel 1980. Il primo spettacolo si intitola Gran Balo macabro publico: El Trionfo de la morte e va in scena al Carnevale di Venezia, in campo San Maurizio, la sera di sabato 28 febbraio 1981. Il campo è gremito di folla, la festa–spettacolo, che è inserita nel programma ufficiale delle manifestazioni ed ha il patrocinio dell’amministrazione comunale, dura fino alle due della notte ed è un successo di pubblico e di critica. Al 26 gennaio dello stesso anno risale il primo documento ufficiale, firmato da Zancopè, che annuncia la nascita della Compagnia de Calza. Il suo statuto si richiama a quello del 1541 della Compagnia dei «Sempiterni».

  • Dopo il successo de El Trionfo de la Morte in campo San Maurizio nel 1981, la Compagnia de Calza «I Antichi» lo ripropone al Carnevale di Venezia del 1982, con il nome di Gran Balo Macabro, e si trasferisce nel più grande campo San Polo, dove mette in scena anche altre due feste–spettacolo, Il Primo Tango a Venezia e El Trionfo de la Folìa. Il secondo anno di attività è già particolarmente intenso per gli Antichi, che nel sestiere di Castello danno vita alla Rapatumation fra Castelani e Nicoloti e allo spettacolo Le nuove forze d’Ercole, e a Palazzo Balbi organizzano una sfilata di maschere veneziane e napoletane. Ma non abbandonano il loro «fortino» di campo San Maurizio, dove posano, fra mille polemiche, una lapide in memoria di Zorzi Alvise Baffo, sulla casa dove visse il grande poeta erotico del Settecento veneziano, nume tutelare degli Antichi. Il Carnevale ’82 è anche quello del processo al professor–pisello Giorgio Spiller «reo» di essersi vestito da cazzo. L’anno si chiude con la prima trasferta nella storia della Calza, a Napoli, con lo spettacolo Giorgio Baffo poeta veneziano, e con la presentazione a Milano, in un’affollata conferenza stampa, del programma per il Carnevale del 1983.

  • Venezia proibita, per dieci giorni, a chi non ha una maschera sul volto. È la “regola” imposta per il Carnevale del 1983 dalla Compagnia de Calza «I Antichi», che intitola appunto Mascarar, cioè mascherarsi, il proprio Carnevale, e distribuisce mille diplomi alle maschere più belle. La Compagnia torna in campo San Polo dove mette in scena il Gran Balo Serenissimo de l’Amor Venexian, il Gran Balo de l’Amor e de la Morte con Renè Clemencic, e El Ritorno dal Katai. Inoltre presenta alla chiesa di S. Stae una Asinaria Festa, organizza a Palazzo Grassi un convegno su Giorgio Baffo, festeggia a S. Lucia l’arrivo del treno di Marco Polo, assalta Chioggia per La beffa dei veneziani, e chiude il Carnevale con un brindisi su un brigantino ormeggiato alla Salute. In aprile la Calza si costituisce ufficialmente come «Comitato Promotore del Carnevale di Venezia», in giugno organizza la Festa di S.Pietro di Castello, in ottobre presenta un bizzarro Vocabolario segreto di terminologia medica, e nello stesso mese annuncia già il suo programma per il Carnevale dell’84.

  • Dopo il «Mascarar» del 1983, la Compagnia de Calza va all’assalto per affermare, a tutti i livelli, la «venezianità» del Carnevale «in contrapposizione a quanti vorrebbero invece trasformare la manifestazione in un’imitazione di carnevali di altri paesi». Ancora a San Polo gli Antichi mettono in scena, al Carnevale di Venezia 1984, il Gran Balo del Foresto de sesto, il Gran Balo de le Cortigiane con l’elezione della «Regina» della categoria, e il Gran Balo de Corto Maltese. Poi inventano la Ombralonga, vanno nell’isola di Burano a rendere omaggio al più antico Carnevale veneziano, allestiscono a San Maurizio il primo Mercatino de le Mascare e scoprono l’unico ritratto esistente del poeta Giorgio Baffo, del quale, a dicembre, comperano all’asta una rarissima edizione dei suoi sonetti. Portano il Carnevale anche a Mira, sulla Riviera del Brenta, a giugno ridanno nuovamente vita alla festa di San Pietro di Castello, e a luglio organizzano una grande kermesse gastronomica in campo San Maurizio. A settembre partecipano con una barca della Calza alla Regata Storica, e a San Maurizio battezzano, in forma pubblica e antica, Zanzorzi Zancopè, primo e unico figlio del Gran Priore degli Antichi Paolo Emanuele Zancopè. Nel corso dell’anno la Calza partecipa a numerose trasmissioni televisive, tra cui “Pronto Raffaella”, “Domenica In”, “Fantastico 5”.

  • Dopo un blitz, in gennaio, al Carnevale di Livorno, gli Antichi tentano un altro colpo grosso a quello di Venezia: rifare dopo due secoli la «caccia ai tori», con animali vivi ma senza spargimento di sangue. Però la «corrida» della Calza, seppure non cruenta, incontra un mare di polemiche e viene annullata all’ultimo momento, sostituita dalla festa Che viva el toro!. Sempre a San Polo, per il Carnevale 1985, la Calza organizza El Balo del Moro e ripropone il Gran Balo de le Cortigiane. Si rifanno anche il mercatino delle maschere, l’omaggio a Burano e l’Ombralonga, che a maggio si gemella con la Vogalonga. L’inesauribile fantasia degli Antichi produce anche due spettacoli nuovi di zecca e di grande successo, che verranno ripresi negli anni successivi, come la Festa Barona a Carnevale, e il Trionfo di Dionigi di Naldo in ottobre. Partecipa quindi con la sua Peota solazziera al Redentore e alla Regata, e in ottobre festeggia il ritorno di Baldassare Galuppi nell’isola di Burano e dà vita a Crema a una lussureggiante festa veneziana.

  • Venezia proibita, per dieci giorni, a chi non ha una maschera sul volto. È la “regola” imposta per il Carnevale del 1983 dalla Compagnia de Calza «I Antichi», che intitola appunto Mascarar, cioè mascherarsi, il proprio Carnevale, e distribuisce mille diplomi alle maschere più belle. La Compagnia torna in campo San Polo dove mette in scena il Gran Balo Serenissimo de l’Amor Venexian, il Gran Balo de l’Amor e de la Morte con Renè Clemencic, e El Ritorno dal Katai. Inoltre presenta alla chiesa di S. Stae una Asinaria Festa, organizza a Palazzo Grassi un convegno su Giorgio Baffo, festeggia a S. Lucia l’arrivo del treno di Marco Polo, assalta Chioggia per La beffa dei veneziani, e chiude il Carnevale con un brindisi su un brigantino ormeggiato alla Salute. In aprile la Calza si costituisce ufficialmente come «Comitato Promotore del Carnevale di Venezia», in giugno organizza la Festa di S.Pietro di Castello, in ottobre presenta un bizzarro Vocabolario segreto di terminologia medica, e nello stesso mese annuncia già il suo programma per il Carnevale dell’84.

  • Annata tutta tedesca quella dell’87 per la Compagnia de Calza, che torna a Monaco di Baviera coi ciarlatani e le cortigiane, e debutta a Berlino con la «Opera Mask Ball». Al Carnevale di Venezia, sotto il titolo de Ambasciator non porta pene, fa nascere una nuova compagnia de Calza, «I Strazzacassi», e un giornaletto satirico, «Il flato del leone». Organizza la Festa della Nuova Età, la Festa del Foresto, il gran ballo Addio Carneval, l’Omaggio al Vespasiano Perduto, il Premio alla maschera più brutta e un nuovo Omaggio a Burano. In luglio gli Antichi ritornano alle Feste medievali di Brisighella con la Messa per l’uomo d’arme Dionigi di Naldo e allestiscono a Venezia una Peota Trionfante, tutta armata, per il Redentore. A settembre portano nel rio di Cannaregio la giostra cavalleresca su barche Disfida dei Sestieri e a novembre celebrano il poeta Giorgio Baffo con una serata di poesie baffesche all’osteria «Da Codroma».

  • Comincia l’anno ancora una volta in Germania la Compagnia de Calza «I Antichi», al Deutsches Theater di Monaco di Baviera, con lo spettacolo Il Gran Gioco dell’amore e della morte. Mentre una pioggia di polemiche travolge Venezia, gli Antichi inarrestabili esportano con successo il Carnevale a Palermo in un blitz memorabile, mettono in scena alla Pescheria di Rialto due feste-spettacolo, Il Gran Ballo dell’Osso Grosso dedicato alla traslazione immaginaria delle ossa di Giacomo Casanova, e il trasgressivo Besame mucho, besame macho. A marzo traslocano invece l’ormai celebre Ombralonga ad un congresso per studiosi di tutto il mondo, e a maggio ripropongono nel rio di Cannaregio la Giostra cavalleresca su barche con cinquanta giostratori francesi di Sète. Il successo è tale che la manifestazione viene riproposta in settembre alla Regata Storica, in tre punti del Canal Grande, e nell’isola di Murano. Novità anche al redentore, dove gli Antichi mettono in scena in Canal Grande e alla Punta della Salute l’avveniristico spettacolo Le Sirene liberamente ispirato all’Odissea. Altre iniziative dell’annata: il ritorno a Bergamo dell’antico stendardo di San Marco, e la presentazione del libro di poesie erotiche di Mario Stefani a San Maurizio.

  • Comincia con l’allestimento a Venezia, in piazza San Marco, di una grande mostra sui Tarocchi, l’annata 1989 della Compagnia de Calza. Un appuntamento culturale, che è tra le iniziative alle quali spesso gli Antichi dedicano il loro tempo. Come culturale, e storico, è il richiamo alle antichissime battaglie del Ponte dei Pugni, che gli Antichi ricostruiscono a Venezia e Mestre – una novità assoluta – in occasione del Carnevale, riproponendo con successo nella nebbia che avvolge la città, grazie a un gruppo di acrobati-combattenti cecoslovacchi, le vecchie battaglie. Un nuovo spettacolo, intitolato La nave dei folli, è anche quello che gli Antichi portano in gennaio al Deutsches Theater di Monaco di Baviera, dove tornano anche quest’anno, mentre per il Redentore, in polemica con lo show in mondovisione del concerto dei Pink Floyd, si ritirano alla Giudecca per una performance casanoviana con il pittore Ludovico De Luigi. Altre due novità chiudono l’annata: lo spettacolo Il circo in barca con acrobati e giocolieri sull’acqua allestito durante la Regata Storica, e una spettacolare serata A cena con Paolo Veronese organizzata in settembre a Verona a Palazzo Giusti del Giardino.

  • Carnevale col silenziatore, in sordina, quello veneziano del 1990, titolano i giornali. Non per la Compagnia de Calza «I Antichi», che comincia in trasferta, nel mantovano, con un Gran bal Paré Masqué in stile ottocentesco nella superba Villa Mirra di Cavriana. E poi sceglie di fare un Carnevale d’autore a Venezia in campo San Maurizio, in collaborazione con una serie di noti artisti, come Ludovico de Luigi, Gilbert le Bigre, Luca Crippa, Nicola Sene, Umberto Troni, Lucio Bubacco, Min Bahadur Lama Samdu, Filippo Crispo. Mostre d’arte, presentazioni di libri, performance dal vivo, balli, spettacoli teatrali, e alcune nuove e grandi invenzioni, come un gigantesco cavallo di cioccolata da 450 chili, eretto e poi mangiato in campo, come il varo della gondola dell’amore e l’apparizione di un curioso e bizzarro personaggio d’altri tempi, El merdasser. Ma anche raffinate serate in costume, tra re, imperatori e nobildonne, nell’atmosfera magica del gran caffè Quadri in piazza San Marco. In marzo, una curiosa avventura: la spedizione a Thionville, in Francia.

  • Lo scherzo più grande che si possa fare a Carnevale, è quello di non farlo. Succede così che per la prima volta il Carnevale di Venezia nel 1991 viene annullato, a pochi giorni dal suo inizio e dopo molte polemiche, a causa della guerra del Golfo. Una decisione che la Compagnia de Calza «I Antichi», dopo un lungo e tormentato dibattito interno, finisce per accettare, pur non condividendola. Il Gran Priore Paolo Emanuele Zancopè rilascia dichiarazioni al vetriolo, ricordando che mai la Serenissima Repubblica abolì il Carnevale, nel corso della sua lunga storia, neppure durante le guerre più sanguinose. Gli Antichi avevano già pronto il programma del loro Carnevale, che quest’anno sarebbe stato dedicato alla magia, ma in una chiave antichissima e molto particolare: «Venezia transito di magia tra Oriente e Occidente» era il titolo di feste e spettacoli in programma. Un’iniziativa mai più ripresa negli anni successivi.

  • L’anno cruciale de I Antichi. L’anno dell’apoteosi. L’anno della crisi nera. Dopo un decennio di feste e battaglie il Gran Priore Zane Cope conquista Piazza San Marco e impone a Venezia la visione del Carnevale della Compagnia de Calza. Prende vita la Piazza de le Meravege: un memorabile successo della festa a misura della città e dei cittadini, una ricostruzione irresistibile di un immaginario carnevale settecentesco per veneziani e foresti. Non solo. Come diventerà abitudine quando possibile e necessario, I Antichi affiancano al loro carnevale - per modo di dire ufficiale - della Piazza il loro carnevale beffardo e trasgressivo di Campo San Maurizio, con altre iniziative tra cui spicca una travolgente Prova d’Amore tanto sgangherata nell’esecuzione quanto indimenticabile nella verve. All’apice della gloria su I Antichi si abbatte la catastrofe. Paolo Zancopè, che da alcuni anni combatte strenuamente contro il cancro, è fiaccato, minato ed infine sopraffatto dalla malattia. Ne risente l’intera Compagnia quando, già debole ma non domo, il Gran Priore organizza e comanda in giugno la formidabile spedizione a Lione, risoltasi in un doloroso quasi successo che imbarazza I Antichi più di un fiasco totale. Mentre la malattia si aggrava Zane Cope, provato nel fisico ma non nello spirito, ricompatta la Calza con una cena di pace in ottobre e poi con la tradizionale castradina in novembre. Ma il 21 dicembre, senza in realtà arrendersi fino all’ultimo, Paolo Zancopè lascia questo mondo e Zane Cope abbandona irrimediabilmente I Antichi nel momento più alto della loro storia.

  • Dopo la scomparsa del suo fondatore e Gran Priore, Paolo Emanuele Zane Cope Zancopè, la Compagnia de Calza I Antichi si trova di fronte ad una serie di scelte obbligate che segnano profondamente la sua storia e il suo percorso negli anni a venire. La prima domanda: sciogliere la Compagnia o continuarla? La risposta è continuare e I Antichi eleggono all’unanimità Luca Colferai, poi Colo de Fero, che da Alfiere aveva seguito Zane Cope in ogni avventura. La seconda domanda: come continuarla? Le possibilità che si aprono sono molte. Diventare professionisti dello spettacolo, assurgere a registi o contentarsi di trasformarsi in figuranti. O continuare in equilibrio sul sottile filo del divertirsi divertendo?

  • Torna ai suoi temi più cari la Compagnia de Calza nel 1994, a quel Mascarar che aveva già introdotto nel 1983. E a questo tema dedica tutto il suo Carnevale, che inizia inaugurando allo Spazio Olivetti di Piazza San Marco una mostra dedicata al grande regista Maurizio Scaparro e ai suoi Carnevali della resurrezione all’inizio degli anni ‘80, rimasti ineguagliati e inimitabili, quand’era alla guida della Biennale teatro. Quindi si prende gioco del referendum sulla separazione tra Venezia e Mestre, indicendone uno, grottesco, per conto proprio, in campo San Maurizio, e decide di festeggiare i veneziani di tutte le età allestendo feste e spettacoli per i bambini, su un vaporetto, e per gli anziani nelle case di riposo di San Lorenzo e Santi Giovanni e Paolo. Recupera l’Ombralonga e la Festa Barona, una delle sue iniziative più riuscite, prosegue nel successo del festival di poesia erotica, giunto alla seconda edizione, cui partecipa l’attrice Milena Vukotic, e in chiusura di Carnevale dedica al suo nume tutelare Zorzi Baffo tutta una notte di poesie e di follie al Teatro a l’Avogaria.

  • Un abbraccio e una festa tra gli Antichi di Venezia e gli Els Comediants di Barcellona, in un tripudio di giochi, scherzi, petardi e fuochi d’artificio, inaugura in Piazza San Marco, con questo gemellaggio fra i più bizzarri artisti di strada in circolazione, il Carnevale di Venezia del 1995. Una kermesse che ha ancora una volta il suo punto di forza nel festival di poesia erotica, giunto alla terza edizione, impreziosito dalla presenza del regista Maurizio Scaparro che in omaggio a Zorzi Alvise Baffo declama alcune liriche licenziose del poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli. Il Festival viene vinto, a sorpresa, da un sonetto «apocrifo» attribuito al leader leghista Umberto Bossi, dal titolo eloquente: Berluskatz! Gli Antichi proseguono quindi il loro percorso culturale alla riscoperta dei grandi «maledetti» del passato, riproponendo la figura e l’opera di Pietro Aretino, al quale dedicano una giornata semiseria di ragionamenti all’Ateneo Veneto e una cena con festa licenziosa in un esclusivo palazzo veneziano, per concludere l’omaggio con una serata a Milano, a Palazzo Reale, in chiusura del carnevale ambrosiano. A fine anno gli Antichi eleggono il nuovo Priore: lo scenografo Guerrino El Lovo Lovato subentra a Luca Colo de Fero Colferai.

     

  • Sotto la guida di Guerrino El Lovo Lovato, geniale artista artigiano di maschere, decorazioni e macchine sceniche, I Antichi riscoprono il rinascimentale piacere dell’arte e soprattutto della pittura, dedicano a Pietro Aretino molte delle loro iniziative e scoprono, con una certa sorpresa amarezza, che ogni tanto non sono infallibili. Da Ruzante ad Aretino, la Compagnia de Calza apre il Carnevale del 1996 con un omaggio a questi due grandi personaggi al Fontego dei Tedeschi e all’Ateneo Veneto, e lo chiude con uno spettacolo al museo del ‘700 veneziano di Ca’ Rezzonico. Quindi organizza un concerto davanti alle ceneri del gran teatro La Fenice appena bruciato e organizza una raccolta di fondi per la ricostruzione del sipario. Riprende il suo Carnevale con la quarta edizione del Festival di poesia erotica «Baffo Zancopè», organizza un gran ballo davanti alla stazione di Santa Lucia, riprende la tradizione dell’Ombralonga e quella di «brusar la vecia» in campo dei Frari a metà Quaresima. Al teatro A l’Avogaria presenta una nuova raccolta di poesie erotiche, e quando la Fenice si trasferisce nella sua nuova casa del Tronchetto, è chiamata a inaugurarla e a regalare, come segno di buon augurio, mille piantine bonsai di «tronchetti della felicità» a tutti gli spettatori. Il successo del festival della poesia erotica spinge quindi gli Antichi a «esportare» la manifestazione, prima in campo Santa Margherita nell’ambito della rassegna «Venezia Poesia», e poi d’estate a Jesolo, con un bizzarro spettacolo, Poeti da mare, poeti d’amare, che susciterà molte polemiche.

  • Dedica buona parte delle sue manifestazioni di quest’anno al bicentenario della caduta della Serenissima Repubblica di Venezia, la Compagnia de Calza «I Antichi». E con uno spettacolo che rievoca proprio i carnevali veneziani della fine del Settecento ottiene uno strepitoso successo a Salonicco, in Grecia, dove va a rappresentare l’Italia alle manifestazioni per Salonicco capitale europea della cultura e viene applaudita da trecentomila spettatori. Ma prima, in gennaio, rende omaggio alla Fenice nel primo anniversario del rogo del teatro, e porta in trasferta, a Lodi e a Pisa, il fascino dei suoi antichi carnevali. Quello di Venezia, intitolato «L’ultimo Carnevale della Serenissima», è tutto dedicato alla caduta della Repubblica, mentre quello di Salonicco prende la forma di un’antica «festa barona». La Calza torna in scena a maggio per celebrare, con un ciclo di iniziative tra cui uno spettacolo teatrale a l’Avogaria, i giorni della resa, e dopo il bicentenario di Venezia si reca a Cervia per il trecentenario di fondazione della cittadina romagnola. È qui che nasce, a sorpresa, la fortunata saga dei Gemellini Casanova, che tanta fortuna avrà negli anni a venire.

  • È l’anno del bicentenario della morte di Giacomo Casanova, e gli Antichi non potevano non celebrarlo a dovere, dedicando al grande veneziano quasi tutte le loro iniziative. A cominciare dagli undici giorni del Carnevale veneziano, dove spicca, tra le molte iniziative, uno spettacolo di Bustric dedicato alle avventure di un Casanova adolescente. Il 4 giugno, alla scadenza esatta del bicentenario, la Calza dedica una non-stop di sei ore a Casanova in campo San Maurizio, con la partecipazione di Norberto Midani nei panni del grande amatore, la cui figura viene ricordata anche a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, a Ca’ Zenobio e al Redentore. La Calza si reca poi tre volte in Emilia-Romagna, a Cervia, a Zocca e alle feste medievali di Brisighella, e porta il suo spettacolo del merdassèr sotto il tendone degli allevatori di Vancimuglio.

  • Anno strano, sognante, straviante, di fine millennio. Al secolo che sta andando a morire, la Calza dedica quasi tutte le sue manifestazioni di quest’anno. Inizia intitolando il Carnevale di Venezia Sogni proibiti di fine millennio, dove dà voce ai veneziani attraverso la bocca del leon che accoglie sogni, ambizioni e denunce segrete, e organizza spettacoli surreali come La Fiesta del Lobo, Le duemila e una notte e Romantico Bazuka. Scopre e utilizza un luogo nuovo e nascosto nella città, come il «Piccolo Teatro delle Melodie Veneziane» in campo San Lorenzo, e riscuote come sempre un grande successo al Festival di Poesia Erotica «Baffo − Zancopè» giunto ormai alla settima edizione e vinto quest’anno dal venezianissimo poeta Aldo Vianello col suo virile furore erotico pellestrinotto. Chiude il Carnevale con una maratona di teatro, magie e una curiosa asta al ribasso di antichi oggetti inutili in campo San Maurizio, e poi a maggio apre i festeggiamenti per il ventennale della Calza con una sontuosa Cena dei Venti Anni nel palazzo del Conte Emile Targhetta D’Audiffret. Chiude quindi l’anno in Liguria, a Cairo Montenotte, dove ripropone, in una nuova edizione, uno degli spettacoli più classici e più riusciti, il Trionfo della Morte, dedicato al secolo che si va a spegnere.

  • Agli inizi del Duemila, con una mossa a sorpresa I Antichi eleggono una donna Priore: Judith Souza Bomfim Zancopè detta Jurubeba, brasiliana veneziana, vedova di Zane Cope, pilastro della compagnia. È la prima donna eletta Priore nella storia secolare delle Compagnie de Calza. Sotto il suo priorato I Antichi rivendicano un primato: inventano e interpretano il primo varietà acrobatico comico erotico della storia dello spettacolo, commistione di teatro, circo, musical e follia con Casanova e i suoi improbabili Gemellini alle prese con i grandi del circo europeo. Rinasce la Compagnia dei Giovani Antichi, con Priore Zanzorzi Zancopè. E accanto a Casanova ritorna Marco Polo con uno stuolo sempre più improbabile di gemelli e sorelle.

  • Indomita, dopo aver eretto l’anno precedente il teatrino della «Bauta» a San Polo, quest’anno la Calza innalza un circo antico al Casinò di Ca’ Noghera, dove mette in scena la seconda parte della trilogia dedicata a Casanova, intitolata «I giochi segreti di Casanova», anche stavolta con un cast eccezionale di acrobati e artisti circensi. È il suo spettacolo più importante e più impegnativo dell’anno. Quindi porta la sua «Festa Barona» nella sede veneziana del Casinò, a Ca’ Vendramin, torna a Cervia per animare a suo modo la tradizionale cerimonia dello «Sposalizio del mare», inaugura con Simona Ventura la nuova sede di Malta del casinò veneziano, e realizza un altro sogno: dopo la lapide di Baffo, ne posa un’altra, sulla facciata della Pescheria di Rialto, dedicata a Pietro Aretino. Infine è protagonista su Rai 1 della Regata Storica con il suo campiello galleggiante di antichi giochi veneziani dimenticati.

  • È un anno di anniversari. Il Festival di poesia erotica, che ormai viaggia col vento in poppa, compie dieci anni di vita, e gli Antichi pensano bene di celebrarlo con una provocazione che darà scandalo: chiamano sul palco di San Maurizio, per una performance bollente, la pornostar Maurizia Paradiso. L’altro decennale, a dicembre, è quello della scomparsa del fondatore della Compagnia de Calza Paolo Emanuele Zancopè. Gli Antichi lo ricordano con un convegno al teatro Malibran e con la messa in scena della loro celebre Festa Barona in campiello Pisani. Ma è anche l’anno della conclusione della trilogia dedicata a Casanova, con il varietà «Una Venere per Casanova» al Casinò di Venezia. Completano l’anno altre feste e regate in maschera, e uno spettacolo settecentesco a Berlino nella «Venetianische Nacht». Agli Antichi viene dedicata una mostra fotografica al Museo d’arte moderna di Gazoldo degli Ippoliti, nel mantovano.

  • In un’annata poco felice per il Carnevale veneziano, la Calza allestisce un suo programma «totalmente autonomo, autogestito e autoprodotto», intitolato all’Eros. Una delle novità più importanti è la presenza di un maestro dell’erotismo come il pittore Massimo Zuppelli, docente a Brera, che dipinge dal vivo durante il festival di poesia erotica che continua a dare scandalo: tra i vincitori c’è infatti un’assistente di «Mani Pulite» della Procura di Milano. La Calza organizza due mostre, una di quadri, l’altra di foto, riprende il Trionfo della morte, che poi esporta in Trentino, a Villalagarina, e chiama l’artista Angel Orensanz con le sue sfere giganti per il Trionfo dell’Amore. Organizza anche la serata «Bacari e alcol» e la tradizionale «Asta degli innamorati», poi torna a Berlino con «La fuga di Casanova» e inventa la singolare asta «Basta con queste anticaglie» in cui mette all’incanto la canottiera di Bossi e la calzamaglia di Berlusconi.

  • Fanno il loro ritorno nel programma ufficiale del Carnevale di Venezia, gli Antichi, con un nuovo spettacolo, «Il ritorno di Marco Polo dal Catai», che va in scena a San Maurizio durante il Carnevale, e che poi esportano in estate alle Feste Medievali di Brisighella e alla Kadewe di Berlino dove tornano per il terzo anno consecutivo. Vanno invece ad Amsterdam per la prima volta a portare alcune scene del Carnevale veneziano. Continuano quindi la loro collaborazione con il Casinò di Venezia, allestendo a Ca’ Noghera due spettacoli con Mara Venier e Lino Toffolo. Continuano con successo l’epopea del Festival di Poesia Erotica, giunto alla dodicesima edizione, organizzano uno stage di nudo col pittore Massimo Zuppelli alla Bottega del Tintoretto, e pubblicano l’imperdibile e irresistibile volume Le Tavole Sinottiche del Casso e de la Mona. A novembre eleggono Roberto Bianchin nuovo Priore della Calza: è il quinto nella storia degli Antichi.

  • Con il loro nuovo Priore, Roberto Bob R. White Bianchin, I Antichi mettono a segno i risultati più ambiziosi dei loro cinque lustri di folle avventura: collaborano con La Biennale Teatro, debuttano al Teatro La Fenice (Sale Apollinee, ovvio), diventano editori, ma realizzano anche beffe tremende.

  • Un riconoscimento prestigioso come l’ingresso con due spettacoli nella Biennale Teatro e un attivismo sfrenato con molte altre iniziative contraddistinguono l’anno in cui la Compagnia de Calza compie venticinque anni di vita. Per il festival diretto da Maurizio Scaparro gli Antichi mettono in scena «La sorella segreta di Marco Polo» e «un Milione di letture», mentre, sempre per il Carnevale di Venezia che inaugurano con un grande corteo, danno vita a un ciclo di eventi legato all’erotismo: la mostra d’arte «Priapeide», il recital «Carmina Vulvae», il «Gran balo de l’amor serenissimo», e la presentazione del volume bifronte palindromo e bustrofedico «Le Tavole Sinottiche del Casso» e «Le Tavole Sinottiche de la Mona», oltre al consueto Festival di Poesia erotica giunto alla XIV edizione. Quindi in aprile tornano per la quinta volta alla «Kadewe» di Berlino con «Il Minuetto di Casanova», e a giugno vanno in scena con un nuovo spettacolo, «Il segreto dell’Onfalomante», al «Festival del teatro di scena e di strada» di Mantova. A luglio tornano alla Biennale con «La disfida dei Carlo» e debuttano alla Fenice con «El Baffo de Mozart».