Anno 1996

Sotto la guida di Guerrino El Lovo Lovato, geniale artista artigiano di maschere, decorazioni e macchine sceniche, I Antichi riscoprono il rinascimentale piacere dell’arte e soprattutto della pittura, dedicano a Pietro Aretino molte delle loro iniziative e scoprono, con una certa sorpresa amarezza, che ogni tanto non sono infallibili. Da Ruzante ad Aretino, la Compagnia de Calza apre il Carnevale del 1996 con un omaggio a questi due grandi personaggi al Fontego dei Tedeschi e all’Ateneo Veneto, e lo chiude con uno spettacolo al museo del ‘700 veneziano di Ca’ Rezzonico. Quindi organizza un concerto davanti alle ceneri del gran teatro La Fenice appena bruciato e organizza una raccolta di fondi per la ricostruzione del sipario. Riprende il suo Carnevale con la quarta edizione del Festival di poesia erotica «Baffo Zancopè», organizza un gran ballo davanti alla stazione di Santa Lucia, riprende la tradizione dell’Ombralonga e quella di «brusar la vecia» in campo dei Frari a metà Quaresima. Al teatro A l’Avogaria presenta una nuova raccolta di poesie erotiche, e quando la Fenice si trasferisce nella sua nuova casa del Tronchetto, è chiamata a inaugurarla e a regalare, come segno di buon augurio, mille piantine bonsai di «tronchetti della felicità» a tutti gli spettatori. Il successo del festival della poesia erotica spinge quindi gli Antichi a «esportare» la manifestazione, prima in campo Santa Margherita nell’ambito della rassegna «Venezia Poesia», e poi d’estate a Jesolo, con un bizzarro spettacolo, Poeti da mare, poeti d’amare, che susciterà molte polemiche.

1996 - Un taglio giocoso e letterario

IL NUOVO Priore della Compagnia de Calza «I Antichi», Guerrino El Lovo Lovato, imprime subito, al suo primo Carnevale, un taglio giocoso-letterario alle manifestazioni degli Antichi, incentrandole soprattutto su due personaggi «scomodi» come Aretino e Ruzante, senza peraltro dimenticare, come da tradizione, l’onnipresente Zorzi Alvise Baffo. È perciò che il Carnevale degli Antichi del 1996 inizia, il 15 febbraio, al Fontego dei Tedeschi a Rialto, con un omaggio al più grande commediografo veneto del Rinascimento, Angelo Beolco detto Ruzante, nel quinto centenario della nascita: Vade Retro Ruzante. In collaborazione con la direzione di Venezia delle Poste Italiane e la «Compagnia del Go» di teatro dialettale, gli Antichi mettono in scena nel cortile del Fontego dei Tedeschi, un antico «teatro a logge» del ’500, assieme ad alcuni brani tratti dal «Parlamento» del Ruzante, la sua opera forse più celebre: «Il reduce». A tutti gli spettatori vengono offerti baicoli veneziani e bicchierini di grappa Alexander. Lo stesso spettacolo viene replicato con successo l’ultimo giorno di Carnevale, martedì 20 febbraio, nel cortile di Ca’ Rezzonico, in collaborazione con i Musei Civici veneziani.

Il 16 febbraio ritorna invece Pietro Aretino, all’Ateneo Veneto, nello spettacolo «Vieni avanti Aretino», in cui il Professor Augusto Gentili, storico del rinascimento veneto nonché sosia di Aretino, racconta alcuni brani particolarmente piccanti della vita veneziana del «Divo Pietro», accompagnato dalle musiche originali del Maestro Claudio Ambrosini, uno dei maggiori compositori contemporanei, che ha composto per l’occasione una «Ciaccona» in stile neo-rinascimentale, che è stata eseguita in prima assoluta, con Dario Bisso alla chitarra. L’attrice Liliana Randi ha poi recitato alcuni testi celebri di Pietro Aretino, mentre Guerrino Lovato ha presentato la lapide figurata da porsi su Palazzo Bollani in onore del «flagello dei principi» che vi visse per ben 29 anni. Gli spettatori sono stati allietati con i classici baicoli e con il «Vin dei Poeti» di Sandro Bottega.

1996 - Concerto sulle ceneri della Fenice

Il tragico rogo che ha distrutto a fine gennaio il Teatro La Fenice, non poteva lasciare indifferenti gli Antichi, non solo per l’amore tutto veneziano che li lega al grande teatro, ma anche per la fattiva collaborazione instaurata negli anni con l’ente lirico, in occasione di una serie di manifestazioni prestigiose, dai Carnevali alle feste, agli spettacoli settecenteschi inscenati a Parigi a Palais Royal. Per questo, ottenuta dal sostituto procuratore Felice Casson una speciale autorizzazione a entrare nella zona transennata e proibita del teatro bruciato, messa sotto sequestro dall’autorità giudiziaria, gli Antichi hanno ideato e realizzato davanti alle ceneri del teatro, la sera del 16 febbraio, lo spettacolo «Il Volo della Fenice», un «concerto-spettacolo di ricostruzione», che si è svolto con successo in un campo San Fantin gremito di folla commossa.

«Torna la musica alla Fenice, ci torna come ricordo e come augurio» spiegavano gli Antichi illustrando l’iniziativa, la prima e unica nel suo genere, alla stampa. «Una iniziativa autogestita e autofinanziata, senza sponsor – aggiungevano – che vuol essere, semplicemente e simbolicamente, una testimonianza d’amore dei veneziani per il loro teatro». Due gli obiettivi degli Antichi: rendere un omaggio «piccolo ma sentito», e «sobrio e non retorico», alla memoria della Fenice, e lanciare un messaggio di speranza per il futuro, contribuendo alla raccolta di fondi per la ricostruzione di una minima, ma significativa, parte del teatro: il suo sipario.

Così le musiche per liuto del grande compositore veneziano Claudio Ambrosini, eseguite alla chitarra da Dario Bisso, si sono alternate alla lettura di liriche di autori classici e di storie di incendi del passato, interpretate da Augusto Gentili, docente di storia dell’arte veneta del ’500 all’università «La Sapienza» di Roma, dall’attrice Liliana Randi e dallo scenografo Guerrino Lovato. Di Claudio Ambrosini sono state eseguite: «Ciaccona del Giglio» (1995), «Canzone Curva, detta «Dell’Occhiolino» (1971) e «Pensiero Minore» (1971). La manifestazione, curata da Bob R. White per la Direzione Artistica, e animata dalle maschere classiche del «Mondonovo», è stata conclusa dal tenore Renzo Zulian. Durante il concerto gli Antichi hanno raccolto tra il pubblico delle cospicue offerte, destinate al rifacimento del sipario, che il giorno successivo sono state interamente consegnate nelle mani del commissario designato per la ricostruzione del teatro. Per ogni offerta, la Calza ha fatto dono del manifesto commemorativo dell’iniziativa raffigurante il mitico uccello della Fenice che, come vuole la leggenda, rinasce ogni volta dalle proprie ceneri. «La Calza pro-Fenice, un concerto spettacolo in campo San Fantin» ha titolato La Nuova Venezia del 13.2.1996. «Dal concerto degli Antichi un messaggio di speranza» ha scritto Il Gazzettino del 17.2.1996.

1996 - Grande successo per il festival di poesia erotica

Il Festival Internazionale di Poesia Erotica «Baffo-Zancopè», giunto alla sua quarta edizione, e andato in scena come sempre «vietato ai minori», e come sempre in campo San Maurizio, il 17 febbraio, è ormai diventato «uno degli appuntamenti più attesi, intelligenti e divertenti del Carnevale veneziano», come scrive La Nuova Venezia che lo stesso giorno annuncia l’iniziativa. Venti quest’anno i poeti in concorso, introdotti dal Procurator Grando Colo de Fero e da Dona Sfeseta Errante, con i siparietti del «Tg Setesento», un curioso telegiornale settecentesco, curato da Maurizio Bastianetto.

Ma sentiamo com’è andata dal resoconto puntuale de La Nuova del 20.2.1996, per la penna di Aldo Trivellato: «Secondo Bataille, un cultore in materia, l’erotismo è uno spreco necessario, se invece ne parlano i poeti sprecano due volte: in quanto scrivono e in quanto parlano di erotismo. Di sicuro divertono, se la poesia erotica diventa grimaldello letterario, fustiga la falsa morale o soltanto si abbassa di tono con rime da postribolo. Accade ogni anno in campo San Maurizio con il festival della Compagnia I Antichi dedicato al poeta del Settecento Giorgio Alvise Baffo e al fondatore della Compagnia de Calza Emanuele Zancopè. Complici il carnevale e la satira, sabato scorso sono saliti sul palco anche quelli che parlano come le vergini ma scrivono come i satiri, parafrasando lo scrittore francese Ginguenè. Ovvero lo spirito che ricompare di Giorgio Baffo, e sotto si maschera l’inviato di «Repubblica», e rinasce la gioiosa contraddizione del giudice settecentesco che siede a palazzo e la sua maschera che s’aggira notturna nei bordelli. In una sorta di castigatezza proverbiale di parola e un controllo impossibile sulla pagina, sferzante, ironica e senza inibizioni. Ma il festival dell’erotismo è anche spettacolo con Dona Sfeseta Errante, Colo de Fero, il Tg7 (e anche qui si nasconde la giornalista Rai), di notizie boccaccesche per una fin troppo probabile cronaca sporcacciona di due secoli fa. La quarta edizione del festival la vince Piera Piazza, di Mestre, sinuosa a declamare amplessi. Si alternano storie necrofile della venezianità, narrazioni ambigue su tabaccai, sigari e clienti femminili, esplicite richieste, atroci evacuazioni, lodi alla «mona e a tenare tete». Qualche cenno aulico subito si stempera nella parafrasi, e i Sepolcri del Foscolo diventano irripetibili alcove. E la volgarità? Spazzata via dalla risata, altro grande spreco, inutile quanto necessario. Sempre secondo Bataille».

Il Gazzettino del 20.2.1996 la vede invece così: «Rigorosamente vietato ai minori. Una hot line? Un film a luci rosse? Macché, è il festival della poesia erotica che la Compagnia de Calza «I Antichi» ha organizzato in campo San Maurizio in onore di Giorgio Baffo (1694-1768), poeta che ha cantato l’amore «con la massima libertà e grandiosità di linguaggio». Così recita la lapide che ricorda il soggiorno di Baffo nell’edificio che si affaccia sul campo San Maurizio e così lo hanno voluto commemorare tutti i poeti che si sono avvicendati sul palco per interpretare le loro poesie. Naturalmente erotiche. A divertire di più il numeroso pubblico è stato soprattutto un esilarante quanto mai improbabile «Tg Setesento» di Maurizio Bastianetto, telegiornale che, lungi dall’essere sottotitolato per non udenti, era mimato per i libidinosi. Ad introdurre le poesie c’era il Procurator Grando della Compagnia Colo de Fero che, con pochi doppi sensi, ma con molti, puntuali e qualificati riferimenti agli attributi maschili e femminili, ha scandito i ritmi della serata. Potenza della poesia! Anche chi tra il pubblico era un «foresto» e non capiva il veneziano, ha afferrato tutto, ma proprio tutto. Più della parola hanno potuto, forse, i gesti. E se per caso sfuggiva qualche sfumatura ci pensava lo sponsor a ricordare il tema della serata. Una grappa in grado di far fare miracoli al nonno. A vincere il festival di quest’anno è stata Piera Piazza con la poesia «Giarrettiera», seguita da Fabio Corbolante con «Necrofilis». Al terzo posto Pietro Gregnanin con «Il mestolo». Poesia che non ha nulla a che fare con la cucina».

1996 - Gran balo del ponte e Ombralonga

La Calza ha celebrato il centenario del Ponte della Libertà, che collega Venezia alla terraferma, con un gran ballo, il «Gran balo del ponte» appunto, organizzato il 18 febbraio nel piazzale della stazione ferroviaria di Santa Lucia, in collaborazione con le Ferrovie dello Stato. Una giornata di danze scatenate di tutti i tipi e per tutti i gusti, dal medioevo al blues, dai «Carmina Burana» al rock, con il concerto dal vivo del gruppo «Blues Job Metro». La festa è stata allietata, oltre che dalla musica, dagli spettacoli ambulanti degli attori del «Teatro del Go» e dagli esperimenti di «Bonigolomanzia» (previsioni del futuro attraverso la lettura dell’ombelico) tentati con successo dal noto «Merdazzer» ufficiale della Compagnia de Calza, Maurizio Bastianetto.

Sempre per Carnevale, e sempre con partenza dal piazzale della stazione di Santa Lucia, è tornata, il 19 febbraio, anche l’Ombralonga, la marcia enologica non competitiva attraverso la Venezia più nascosta, una delle tradizioni più amate dai veneziani. Il corteo si è snodato per tutta la città, dopo un’altra pubblica demonstratione di Bonigolomanzia, attraverso un itinerario mantenuto rigorosamente segreto, «per evitare – spiegavano gli Antichi – che gli ombralonghisti più birboni vadano a prosciugare prima del previsto i punti di ristoro». Partecipazione vivace e eccessiva, come al solito, code, resse, schiamazzi, ubriacature moleste e ricoveri al pronto soccorso. Un successo ormai ingestibile. Gli Antichi si vedranno costretti, loro malgrado, e malgrado il successo, a sopprimerla per il troppo successo.

1996 - Tuti a brusar la vecia

Gli Antichi recuperano quest’anno un’altra tradizione popolare dimenticata di metà Quaresima, quella di «Brusar la vecia», di bruciare cioè un pupazzo raffigurante una vecchia befana, perché sia di buon auspicio per il futuro. Il 16 marzo, d’intesa con il gruppo dei «Sempeterni» e il consiglio di quartiere n.3, ripristinano così in campo dei Frari «l’antica usanza de brusar la vecia», fra canti, suoni, balli e cicchetti, e la partecipazione straordinaria de «La Clique» del Carnevale di Basilea con i suoi sessanta personaggi in costume, i flauti e i tamburi. «Lo spetacolo scominzia co fa scuro – annunciava il manifesto dell’iniziativa – dal rio terà dei Frari dove la vecia sarà esposta su un soler e po portada tra soni, canti e fiacole in procesion in campo San Stin dove ghe sarà una sosta de penitensa, e po’ menada in campo de Santa Maria Gloriosa dei Frari dove la sarà brusada come convien».

1996 - Il libro dei poeti erotici

È uno dei primi sforzi editoriali della Compagnia de Calza, d’intesa con la consorella «Compagnia della Stampa», quest’ultima poi scomparsa, «per irresistibile stanchezza», nel corso degli anni a venire: la pubblicazione del secondo volume delle opere presentate dai poeti partecipanti al festival di poesia erotica. Il primo volume, pubblicato dall’editore veneziano Franco Filippi con il titolo de «I Nuovi Baffi», raccoglieva le poesie della prima edizione del 1993; questo libro, intitolato «Baffo Zancopè, il libro dei poeti erotici», raccoglie invece le liriche presentate al festival nelle edizioni del 1994 e 1995 e viene presentato con successo il 16 marzo al Teatro A l’Avogaria davanti a un folto pubblico, dal Procurator Grando degli Antichi Colo de Fero, che ne ha curato l’edizione. Intervengono, in qualità di relatori, il Gran Priore Guerrino «El Lovo» Lovato, l’inviato speciale de «La Repubblica» Roberto Bianchin, e il poeta Attilio Carminati. Partecipano i poeti Aladino, Anonimo Padovano, Silvano Bernardi, Sandro Boccato, Rodolfo Coccia, Fabio Corbolante, Dona Sfeseta Errante, Alberto De Carli, Fratazzo da Velletri, Fuffi, Arturo Gabbi, Pietro Gregnanin, Emanuele Horodniceanu, I Do Morosi, Lele, Lucia Lucchesino, Magellano, Roberto Mirabella, Orsetta, Piera Piazza, Natalino Simon, Antonio Spernich, Mario Stefani, Alessandro Trabucco, Gianni Vivian, Liliana Zanon e Lucio Marco Zorzi.

1996 - I Antichi inaugurano il PalaFenice

Tocca agli Antichi, dopo il concerto tenuto davanti alle ceneri della Fenice bruciata, battezzare la nuova casa del teatro veneziano e accogliere gli ospiti all’inaugurazione del PalaFenice, il 22 marzo, sull’isola del Tronchetto. Addobbati nei loro costumi più sfavillanti, i Compagni de Calza ricevono gli spettatori nel foyer del PalaFenice e si intrattengono con loro, raccontando alla maniera degli antichi cantastorie, con l’aiuto di grandi tabelloni colorati dipinti a mano, la storia del mitico uccello che rinacque dalle proprie ceneri. Gli Antichi regalano ai presenti mille piantine bonsai, una per ogni spettatore. Sono quelle piantine chiamate «tronchetti della felicità», e mai nome, dato il luogo, poteva essere più indovinato. Ogni piantina porta legato a sé con un nastrino rosso un foglietto arrotolato. Sul foglietto c’è scritto: «El Troncheto de la felicità: el gran teatro de la Fenice el se gà spostà fin qua, e la Compagnia de Calza I Antichi ofre in sto limbo de tera del Troncheto, el troncheto de la felicità, simbolo de vitalità primaveril come la Fenice lo xe nel esere imortal. Sta pianta vivarà sui balconi de le vostre case, spetando che presto e ben se torna a fare le logie de la nova Fenice. Sicuri de la vostra amorosa cura, el novo teatro insieme co sta piantina menua, i continuarà a vivar come resusitai, uno da le so senari, e staltro, dal so ramo stechìo».

1996 - La poesia erotica sbarca a Jesolo

Il successo del festival di poesia erotica monta la testa agli Antichi, che decidono di «esportarlo» anche fuori dal Carnevale e lontano dallo storico campo San Maurizio. Un azzardo. Prima saggiano il terreno con una tranquilla serata di letture di poesie erotiche in campo Santa Margherita, il 5 luglio, nell’ambito della rassegna «Venezia Poesia» organizzata dall’assessorato comunale alla cultura, dove il Priore Guerrino Lovato e il Procurator Grando Colo de Fero introducono alcuni dei poeti che avevano preso parte al festival in tempo di Carnevale. Poi, non contenti, decidono di osare anche di più, e allestiscono, sullo stesso tema, uno spettacolo vero e proprio, intitolato «Poeti da mare, poeti d’amare», sottotitolo «Spettacolo di versi, musiche e fenomeni», che va in scena nell’anfiteatro di Piazza Aurora a Jesolo il 13 luglio, con la complicità dell’assessorato alla cultura del locale Comune.

«Un festival di poesie d’amore sulla spiaggia porterà un brivido caldo sull’estate di Jesolo» annunciano pomposamente. Una ventina di poeti, impegnati in un concorso a premi, con il pubblico chiamato a votare con la forza degli applausi raccolti da uno speciale apparecchio a tensione umana definito «Orecchiometro» cioè applausometro ad orecchio, sono stati invitati a declamare i loro componimenti amorosi. Tra questi, alcuni poeti «spontanei» raccolti fra gli aderenti a un bando di concorso lanciato dagli Antichi e dal Comune di Jesolo, e alcuni poeti noti, invitati come ospiti, tra i quali Mario Stefani, Lucia Lucchesino, Renato Coller, Emanuele Hordniceanu, Lucio Marco Zorzi. La lettura delle poesie è stata preceduta e inframezzata da intervalli di spettacolo popolare, tipici dell’antica tradizione del teatro di strada, con vari personaggi che si aggiravano sul palco e tra il pubblico, nell’ambientazione scenica di uno stabilimento balneare dei primi del ’900, che ricordava vagamente quella di «Morte a Venezia» di Thomas Mann.

La serata, invero singolare, è cominciata con un’orchestra dixieland, la Big Band di Campagna Lupia, che si è messa a suonare senza preavviso, mentre il meraviglioso Direttore del Baraccone dei Fenomeni (Bob R. White) invitava il pubblico a prendere posto, una maga leggeva il futuro nelle mani dei presenti, e i bagnini accompagnavano al posto gli spettatori. Un po’ alla volta entravano in scena gli altri personaggi: un omino con la macchina fantastica del Mondonovo, un fotografo da spiaggia, un Cupido, una venditrice di banane, una turista tirolese, un naufrago, due persiani, un’adescatrice, due sciantose, dei bulli da spiaggia, due suore, due preti, un pittore, una coppia eccentrica, due cantanti, un principe, due venditori ambulanti, due innamorati. Sul palco, annunciato da un gruppo di ballerini, è stato l’arrivo di Thomas Mann in persona, del professor Gustav Ashenbach, di Tadzio e della madre di Tadzio, a dare il via al festival poetico, introdotto dal Procurator Grando Colo de Fero. Tra un gruppo e l’altro di poeti, e gli inevitabili spot di improbabili sponsor, alcuni momenti di spettacolo si sono snodati dal palco ad una passerella che finiva verso il pubblico: la nascita di Venere da una conchiglia-ombrellone annunciata dal Dio Nettuno; il Baraccone dei Fenomeni con le esibizioni di John Matthews l’uomo più forte del mondo, di Ada la donna barbuta, di Mafalda regina delle sirene, e di Fabiana sirena ballerina; una sfilata di abiti d’epoca; l’arrivo dell’ambasciatore; la performance de «La morte e la fanciulla». Regia di Roberto Bianchin, impianti scenici del Mondonovo, costumi dell’atelier Nicolao. Con il corpo di ballo di Martina Piccolotto, primo ballerino Marney Taylor, e la partecipazione straordinaria di Maurizio Bastianetto nella parte di Ashenbach, di Guerrino «El Lovo» Lovato in quella del Dio Nettuno, di Giorgio Spiller nella performance de «La morte e la fanciulla», di Mafalda Malpighi nella parte della Regina delle Sirene, di Emile Targhetta D’Audiffret nei panni dell’Ambasciatore.

Quale sia stata la risposta del pubblico a questo folle e bizzarro spettacolo, lo racconta puntualmente il quotidiano La Nuova Venezia del 15.7.1996, che fa questo titolo: «Se l’erotismo graffia», sottotitolo: «Versi troppo spinti, e il pubblico se ne va. Successo e polemiche a Jesolo per il festival poetico». Val la pena di leggere l’illuminata cronaca della serata, sullo stesso giornale, per l’arguta penna di Aldo Trivellato: «Chi si aspettava rime in cuore e amore è ovviamente rimasto deluso. Sabato sera, alla prima edizione del festival della poesia erotica di Jesolo, complice la Compagnia della Calza di Venezia, il clima dei versi era certamente «caldo». Molto in alcuni casi e, delle circa 600 persone che per un’ora e mezza hanno assistito allo spettacolo di versi, musica e fenomeni, una parte ha abbandonato l’arena di piazza Aurora di fronte al testo di una ragazza. La giovane non ha avuto il coraggio di presentarsi sul palco, ma per il resto non aveva lasciato nulla alla fantasia. Vero anche che degli oltre trenta poeti che si sono esibiti, tra ospiti e matricole in concorso, non tutti meritano il plauso dell’Accademia della Crusca. In altri casi però si è respirato il clima autentico dell’erotismo in poesia, a tratti subdolo e raffinato, altre volte ironico ed aspro. Di poesia erotica si trattava, genere doverosamente trasgressivo, che non ama i falsi moralismi e che necessariamente mal sopporta le censure. Spettacolo di certo, vuoi per la bellezza dei costumi o per le maschere del Mondonovo, vuoi per alcuni momenti particolarmente aggressivi. Senza tacere i difetti di un appuntamento che ha messo fin troppa carne al fuoco. Di questo festival si parlerà proprio perché rischioso, alle 21 di un sabato a Jesolo in piazza Aurora. La stessa proposta non poteva che essere provocatoria e rimane interessante il fatto che la serata è riuscita a far riemergere un timore moralista per la parola erotica. Secondo tradizione quindi. Quella stessa che a Venezia nel ’700 guardava in cagnesco la poesia di Zorzi Baffo o che per decenni, nelle nostre scuole, ha spudoratamente mentito sui versi dedicati a Lesbia da Catullo. Lo spettacolo ha sofferto qualche lentezza di troppo, con piacevoli accelerazioni come la sfilata in trine e merletti della moda d’epoca o le comparsate di suorine licenziose, improbabili e ricche sirene, forzuti da spiaggia. Il tutto accompagnato dallo swing primo ’900. Sempre ammesso che piacciano queste atmosfere licenziose, e si ritorna da capo. Per la cronaca, il concorso premia Paolo Fiorindo, Enrico Fingolo di Torre di Mosto e il veneziano Pietro Gregnanin. Alla fine, ed è mezzanotte, resiste uno zoccolo duro di almeno 150 persone, necessariamente appassionate. La parola erotica, sconcia, talvolta «porca», graffia e così dev’essere. Chi pensava realmente alle sconcezze non le ha viste nemmeno dietro le quinte, tra uno svolazzare di tulle e belle ragazze».

Aldo Trivellato, che è uomo colto, dabbene, di penna fina e poeta anch’egli, è fin troppo generoso. La serata è stata un flop, un insuccesso, uno dei pochi passi falsi della Compagnia de Calza nel corso della sua lunga carriera. Più di metà degli spettatori si sono alzati e se ne sono andati indignati alla lettura delle prime poesie erotiche, a fine serata se n’era andato tre quarti del pubblico presente. E le polemiche, in città e sui giornali locali, sono state molte e violente per giorni e settimane. Jesolo ha rischiato la crisi di giunta per colpa di questa serata, e l’assessore alla cultura che l’aveva voluta, Elvio Ambrosin, è stato messo alla gogna. Colpa degli Antichi, hanno riconosciuto gli stessi esponenti della Compagnia de Calza, che non hanno tenuto conto della diversità del pubblico: quello jesolano di una sera d’estate, un pubblico popolare, fatto di famiglie con tanti bambini al seguito, non è lo stesso dello smaliziato e scanzonato pubblico del Carnevale veneziano di San Maurizio, che non si scandalizza più perché è abituato da anni alle bizzarrie e all’erotismo, anche spinto ma sempre ironico, della Calza. Tant’è. La prima edizione del festival jesolano di «poeti da mare, poeti d’amare», è rimasta la prima e unica. Non c’è stata, ovviamente, replica alcuna negli anni seguenti.

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Zioba Grasso 15 febbraio 1996

Venezia, Fontego dei Tedeschi

Vade Retro Ruzante

venerdì 16 febbraio 1996

Venezia, Ateneo Veneto

Vieni Avanti Aretino

venerdì 16 febbraio 1996

Venezia, campo San Fantin

Il Volo della Fenice

sabato 17 febbraio 1996

Venezia, campo San Maurizio

Festival di Poesia Erotica, IV edizione

domenica 18 febbraio 1996

Venezia, Santa Lucia

Gran Balo del Ponte

lunedì 19 febbraio 1996

Venezia, Santa Lucia, vie della città

Ombralonga

Marti Grasso 20 febbraio 1996

Venezia, Ca’ Rezzonico

Il ritorno di Ruzante

sabato 16 marzo 1996

Venezia, campo dei Frari

Brusar la vecia

sabato 16 marzo 1996

Venezia, Teatro A l’Avogaria

Il libro dei poeti erotici

sabato 23 marzo 1996

Venezia, PalaFenice

Il Tronchetto della felicità

venerdì 5 luglio 1996

Venezia, campo Santa Margherita

Poesia Erotica

sabato 13 luglio 1996

Jesolo, Piazza Aurora

Poeti da mare, poeti d’amare