Anno 1989

Comincia con l’allestimento a Venezia, in piazza San Marco, di una grande mostra sui Tarocchi, l’annata 1989 della Compagnia de Calza. Un appuntamento culturale, che è tra le iniziative alle quali spesso gli Antichi dedicano il loro tempo. Come culturale, e storico, è il richiamo alle antichissime battaglie del Ponte dei Pugni, che gli Antichi ricostruiscono a Venezia e Mestre – una novità assoluta – in occasione del Carnevale, riproponendo con successo nella nebbia che avvolge la città, grazie a un gruppo di acrobati-combattenti cecoslovacchi, le vecchie battaglie. Un nuovo spettacolo, intitolato La nave dei folli, è anche quello che gli Antichi portano in gennaio al Deutsches Theater di Monaco di Baviera, dove tornano anche quest’anno, mentre per il Redentore, in polemica con lo show in mondovisione del concerto dei Pink Floyd, si ritirano alla Giudecca per una performance casanoviana con il pittore Ludovico De Luigi. Altre due novità chiudono l’annata: lo spettacolo Il circo in barca con acrobati e giocolieri sull’acqua allestito durante la Regata Storica, e una spettacolare serata A cena con Paolo Veronese organizzata in settembre a Verona a Palazzo Giusti del Giardino.

1989 - Le carte del destino

CAMBIA le carte in tavola quest’anno, come fa spesso, la Compagnia de Calza, che apre curiosamente le manifestazioni del Carnevale di Venezia con una mostra molto colta anziché con una festa o uno spettacolo. Gli Antichi infatti, con il patrocinio del Comune e del Casinò, inaugurano il 10 gennaio presso l’Ateneo San Basso in piazza San Marco a Venezia, la mostra «Tarocchi, le carte del destino», che resterà aperta fino al 12 febbraio. Si tratta di un viaggio nel mondo delle scienze occulte e delle società segrete dove si aprono le porte del tempio dei magi e si svelano i sentieri dell’albero della vita, il mistero della reincarnazione, la genesi del cosmo e le arcane dottrine del potere magico, dalla cabala all’alchimia, dall’astrologia alla cartomanzia.

A curare la mostra, che ha presentato molti materiali originali dal XV al XVIII secolo, e che è stata inaugurata dagli assessori comunali Mimmo Greco e Maurizio Cecconi, è stato chiamato uno dei maggiori esperti italiani ed europei dell’arte dei tarocchi, il Professor Andrea Vitali, presidente dell’associazione culturale «Le Tarot», che ha collaborato molte volte nel corso degli anni alle iniziative della Calza. La mostra ottiene un largo successo di pubblico. «I tarocchi, le carte del destino: brillante trovata de «I Antichi» titola Il Gazzettino dell’11.1.1989, che racconta, per la penna dell’ottima Antonella Federici, come nell’occasione l’assessore Greco abbia «premiato il Priore della Calza Paolo Zancopè per il suo lavoro in tanti anni di Carnevali veneziani sempre all’insegna della partecipazione di tutti». «Animati da un grande entusiasmo – aggiunge La Nuova Venezia dello stesso giorno – gli Antichi non hanno mai lesinato spettacoli carnevaleschi di tutto rispetto».

1989 - Il Ponte dei Pugni

E difatti, quando comincia Carnevale, la Calza estrae un’altra carta magica dal suo cappello a cilindro, dando vita ad una delle più importanti realizzazioni della sua storia: il Ponte dei Pugni. Un’antica battaglia, ripescata dalle antiche cronache della città (il Ponte dei Pugni esiste ancora tra Santa Margherita e San Barnaba), che si svolge sopra due grandi carri di legno da venticinque metri, coi ponti levatoi e le torrette di guardia, che gli Antichi si sono fatti costruire appositamente e che per molti anni serviranno da palcoscenico per le loro imprese. La battaglia del Ponte dei Pugni, la più importante novità del Carnevale di quest’anno, va in scena sabato 14 gennaio in campo Santo Stefano a Venezia e domenica 15 in Piazza Ferretto a Mestre.

L’antica battaglia tra origine da un editto della Serenissima Repubblica che «per tener lontano dall’ozio il popolo – è la spiegazione contenuta nel Codice Cicogna – permise nei giorni festivi il contrasto di due fazioni controverse». Si trattava, come nella giostra fra barche, dei Nicoloti di Cannaregio e dei Castellani di Castello. Erano prima combattimenti con delle lunghe canne, poi con la sola forza dei pugni. La Calza ha ripreso nell’occasione la tradizione più antica, quella della battaglia delle canne (secolo IX), mettendo in campo trenta maestri d’arme che si sono affrontati sul grande ponte di legno alto cinque metri, formato da due grandiose «macchine lignee» semovibili e contrapposte, a formare due rampe e una piazzola centrale, ricostruite secondo i disegni cinquecenteschi da maestranze veneziane.

I campioni degli opposti sestieri, che per assicurarsi la vittoria dovevano gettare giù dal ponte il maggior numero di avversari, erano armati di bastoni di legno duro cornolaro chiamati canne d’India, appuntiti dalle due parti e induriti nelle punte con ripetute immersioni nell’olio bollente, e protetti da corazzine, scudi, rotelle, targoni ed elmetti. «Si tratta della prima e più genuina delle forme di lotta rituali del popolo di Venezia – spiega il Priore Zancopè – che fa risaltare come un tempo i giochi di coraggio e di forza fossero legati alla preparazione bellica dei veneziani e all’addestramento al combattimento sulle navi e sulla terra di gran parte della popolazione adulta». Luoghi preferiti, oltre al famoso ponte tra San Barnaba e Santa Margherita, quelli dei Carmini, di San Marziale e Santa Fosca. Inoltre molti nobili appassionati alle lotte dei pugni, erano soliti, in occasione delle feste, costruire degli appositi ponti in legno per gli scontri, sia sui canali vicini ai propri palazzi, che nei campi. Nel Settecento fu il nobile Giovanni Loredan a erigere in campo Santo Stefano, durante il Carnevale, un grande «ponte in legno per la lotta dei pugni». Proprio come hanno fatto adesso gli Antichi.

I combattimenti, iniziati al suono di nacchere, trombe e tamburi, hanno visto in una prima parte una serie di mostre (duelli) fra i singoli campioni delle due fazioni schierate ai piedi delle rampe, e in una seconda una serie di frotte (mischie) tra le due squadre al completo, che secondo le antiche regole dovevano affrontarsi a volto scoperto e non potevano ferire gli avversari al volto, altrimenti sarebbero stati «puniti come infami e gettati armati dal ponte».

Ma il debutto del Ponte dei Pugni è stato travagliato. «Non ci fosse stata la nebbia – scrive Antonella Federici su Il Gazzettino del 15.1.1989 – non avessero perso la strada i trenta combattenti cecoslovacchi che dovevano arrivare alle 17 e sono arrivati alle 18.30, e avesse fatto meno freddo, il ponte dei pugni sarebbe stato un bello spettacolo. Fiaccole, tamburi, bei costumi, l’impressione che i combattenti se le dessero di santa ragione e non per finta, tutto è stato congegnato dalla Compagnia de Calza «I Antichi», Priore Paolo Zancopè in testa, per offrire qualcosa di buon livello. I veneziani della Compagnia, in effetti, sono arrivati puntualissimi con tamburi e fiaccole alle 17. I due pezzi di ponte, che poi si sono uniti per dar vita al combattimento in centro a campo Santo Stefano, ospitavano il corteo dei dignitari che si scaldavano seguendo la musica delle percussioni, in realtà più brasilianeggianti che medievali. Aspetta aspetta, una voce ha detto «non troviamo più i cecoslovacchi» e il tempo è trascorso prima che li ritrovassero, denso di nebbia e di freddo. Peccato, perché parte del pubblico se n’era andato, perdendosi la fiera battaglia tra i combattenti che rappresentavano in pantaloni rossi gli antichi Castellani e in pantaloni neri i Nicoloti». «Gli acrobati cecoslovacchi si perdono nella nebbia» titola La Nuova Venezia del 15.1.1989, che ha apprezzato la scenografia «maestosa, tra broccati dorati e corazze», ma ha avuto (giustamente) da ridire sulle «timberland calzate da alcuni antichi veneziani», evidentemente sfuggite ai rigidi controlli del Priore, che ha comminato ai rei severe punizioni corporali.

Più felice la battaglia inscenata il giorno dopo a Mestre. «Folla al Ponte dei Pugni» titola La Nuova Venezia del 16.1.1989, che scrive: «La prima uscita in terraferma della Compagnia de Calza «I Antichi» ha riscosso un grandissimo successo. Per più di un’ora, ieri sera, le centinaia di persone che riempivano piazza Ferretto hanno assistito allo scontro sul Ponte dei Pugni tra i neri Nicoloti e i rossi Castellani che, ricordando le scazzottate cinquecentesche, si sono battuti al ritmo di tamburi e trombe di guerra». Anche per Il Gazzettino del 16.1.1989, il ponte degli Antichi ha provocato un «risveglio di attenzione» per il Carnevale. Gli spettatori, scrive, erano migliaia: «Piazza Ferretto piena di gente, il Carnevale ieri ha sfidato e vinto anche la nebbia. La riproduzione di un pezzo della storia e del costume veneziano nel cuore della terraferma è stata accolta da molti con interesse». Ma anche qui non è mancato qualche contrattempo: nel corso di un duello il cecoslovacco Heric Peter è stato colpito da un «affondo» diretto in bocca. «Portato immediatamente al pronto soccorso di Mestre – racconta Il Gazzettino – il giovane, eroico, non ha fiatato mentre i medici gli applicavano numerosi punti di sutura interni».

1989 - La Nave dei folli a Monaco di Baviera

Non poteva mancare anche quest’anno, l’ormai tradizionale trasferta in Germania, come sempre nell’ormai familiare «Deutsches Theater» di Monaco di Baviera, e sempre per iniziativa del Professor Elmar Zorn. Il tema del «Carneval in Venedig» di quest’anno, andato in scena il 22 gennaio, era La nave dei folli, ovvero «Barke der besessenen». Nella grande platea del teatro barocco, il più importante dei teatri di varietà della Germania, gli Antichi avevano montato il loro carro navale, lo stesso utilizzato per il Ponte dei Pugni al Carnevale di Venezia, trasformato per l’occasione in una superba macchina acquea, e fatto arrivare in Germania con un trasporto eccezionale. Qui settanta compagni de calza, nei loro stupendi costumi d’epoca, apparsi all’improvviso sulla barca dov’erano nascosti sotto un grande telone che si muoveva come un’onda, hanno animato la serata fino all’alba, ispirandosi alle immagini della folla dei pittori veneziani e fiamminghi ed alle carte dei tarocchi, personificando vari personaggi e diversi tipi di pazzia. Con loro, la straordinaria formazione degli «Jocolatores» brasiliani del ballerino e coreografo Chico Terto. Gli Antichi, il giorno seguente, accompagnati dal direttore del Deutsches Theater Helko Plapperer, sono stati ricevuti dal Sindaco di Monaco di Baviera Georg Kronawitter, al quale hanno consegnato una maschera d’oro, dono della città lagunare, e quindi hanno sfilato per l’intera giornata in Marienplatz, la piazza principale della capitale bavarese, dove hanno intrattenuto i passanti con le loro animazioni. Entusiastica, come sempre, l’accoglienza riservata agli Antichi dal pubblico tedesco, che in buona parte è solito frequentare gli spettacoli della Compagnia anche a Venezia. Difatti in città è stato distribuito anche il programma del Carnevale veneziano, attraverso tremila manifesti e 50 mila dépliant.

1989 - Gala del Redentore al Cipriani

Nell’anno del contestatissimo concerto dei Pink Floyd in bacino San Marco, la Calza rinuncia ad allestire la sua storica Peota Sollazziera e invita i veneziani a «starsene a casa e non uscire con le loro barche». Non tanto per ostilità verso il celebre gruppo rock, quanto perché «duecento milioni di telespettatori di tutto il mondo – spiega il Priore in una nota – vedranno non una festa del Redentore, svuotata nei suoi contenuti umani, culturali e religiosi, e quello che vedranno non sarà Venezia, ma una vuota cornice rabberciata». Di qui la scelta degli Antichi di ritirarsi, la sera del 15 luglio, sull’isola della Giudecca, al riparo dell’hotel Cipriani, per partecipare ad un galà in onore del grande pittore «svedutista» veneziano e compagno de Calza Ludovico De Luigi, del quale si inaugurava una personale. «De Luigi è apparso nel momento-clou dello spettacolo nelle vesti di Giacomo Casanova – racconta Il Gazzettino del 16.7.1989 – era trainato dagli Antichi di Zancopè in un carro rosso con cavalli lignei, e accolto per un trionfale giro della piscina in un gondolino».

1989 - La Calza porta il circo alla Regata

È uno dei primi e felici incontri tra il mondo antico e ironico della Compagnia de Calza, e quello magico e onirico del circo. Storie e ambienti diversi, ma legati dal comune sentire per l’ardire, la sorpresa e la meraviglia, che più di una volta, nella lunga avventura della Calza, si uniranno per produrre, come spesso è avvenuto, una miscela di festa e spettacolo esplosiva e assolutamente innovativa. Al punto da far collocare la Calza, secondo l’opinione di alcuni dei critici più attenti, tra i precursori del nouveau cirque in Italia, e secondo altri, tra gli inventori della «nuova commedia dell’arte». Definizioni che gli Antichi non accrediteranno mai, collocandosi, per la loro unicità, «al di fuori da ogni genere di spettacolo». Perché ogni evento della Calza, pure intessuto da mille e diverse contaminazioni, storiche, letterarie, spettacolari, «è un unicum irripetibile che sfugge a qualsiasi classificazione».

Questa volta, dopo l’exploit dell’anno scorso in cui durante la Regata Storica gli Antichi avevano organizzato la Giostra Cavalleresca su barche riproponendo un’antica tradizione veneziana, che aveva riscosso uno strepitoso successo, la Calza propone una novità assoluta: il Circo in barca. Si tratta di tre grandi barconi allestiti appositamente e addobbati dall’atelier scenografico «Mondonovo», dislocati in tre punti diversi del Canal Grande: davanti alla machina delle autorità a Ca’ Foscari, al ponte di Rialto e al ponte degli Scalzi davanti alla stazione di Santa Lucia. Su questi barconi, che riprendono una tradizione veneziana molto in voga nel cinquecento, gli artisti della scuola nazionale di circo del «Teatro dei Capovolti» diretti da Marco Bizzozzero. Acrobati, funamboli, giocolieri, pagliacci, lanciatori di coltelli, che si esibiscono nei momenti di pausa della giornata, tra una regata e l’altra, con repertori diversi, e scambiandosi i ruoli traslocando, durante le gare, da un barcone all’altro. Ad accompagnare le loro evoluzioni, la Peota Sollazziera della Compagnia ormeggiata a Palazzo Balbi, con il suo carico di compagni de calza nei loro antichi e sgargianti costumi, di avventurieri e cortigiane, musici, danzatori e damigiane di prosecco. Una novità in sintonia con le tradizioni della città e anche quest’anno molto apprezzata.

1989 - A cena con Paolo Veronese

Una grande cena-spettacolo in onore del pittore Paolo Caliari detto Il Veronese, è stata organizzata dagli Antichi a Palazzo Giusti del Giardino, in Verona, la sera del 15 settembre, in occasione del centodecimo anniversario della fondazione dell’azienda orafa Carlo Weingrill. «Avendo preso come riferimento visivo le famose cene di Paolo Veronese – spiegava il Gran Priore Paolo Zancopè – abbiamo cercato di ricreare lo stesso ambiente, aggiungendovi quello che di nostro è più veneziano nell’onnicomprensività della Veneta Repubblica, per ritrovare quell’atmosfera cinquecentesca tanto favoleggiata ma difficile da riprodurre. Assai liberamente abbiamo messo a tavola dei personaggi che rispecchiassero i caratteri dell’epoca scegliendoli fra i nostri compagni e secondo l’indole di questi stessi abbiamo creato situazioni probabili, per allora, con un pizzico d’ironia. Abbiamo riprodotto le musiche e i balli. Abbiamo ricreato gli eventi spettacolari. Abbiamo riproposto gli antichi cibi, anche i vini sono gli stessi. Accanto ai Compagni de Calza abbiamo chiamato i migliori artisti possibili, come allora, e ci siamo inoltre ispirati alla letteratura e alla cultura di quel secolo. Abbiamo cercato infine di calarci nella forma mentis dell’uomo del ’500. Tutto ciò per divertirvi divertendoci».

La cronaca di Verona Sette del 18.9.1989 parla del giardino di Palazzo Giusti che gli ospiti hanno «stentato a riconoscere», acceso com’era di fuochi cinquecenteschi con la scalinata punteggiata da 350 ceri in vasi di terracotta, e le dame e i cavalieri a passeggio nel «verziere». Tra gli invitati in smoking si muovevano personaggi del ’500 come il Duca di Mantova Federico II Gonzaga, fanti e madonne. «Ogni personaggio in costume ha portato un dono al signore di questa corte perfettamente ricostruita: un cavallo, un cammello, un leontigre, proprio secondo le usanze di un’antica festa rinascimentale che è stata rivisitata in tutti i particolari, dall’illuminazione ottenuta con fiaccole, torce e candele, al rinfresco e alla cena». Il menu, studiato su antiche ricette dell’epoca trovate in una biblioteca privata di Lugano, quella del finanziere e scrittore Orazio Bagnasco, uno dei promotori della Compagnia de Calza, è stato preparato da Celeste, il celebre oste di Venegazzù, nel trevigiano: frittura di pesce minuto e frittatine per antipasto, ostriche vive di Pirano, fiori di zucca fritti, zuppa d’orzo e scalogno, pasticcio di maccheroni in pasta dolce, pesce spada, arrosto di capretto, stinco di vitello, salse in agrodolce, e una porchetta intera che per tutta la serata girava sullo spiedo. Tutte le portate erano scritte su un menu stampato in serigrafia e corredato da un disegno di Ludovico De Luigi che raffigurava appunto la cena degli Antichi.

Alla fine gli ospiti illustri, cioè gli antichi nobili in costume, sono arrivati con i rispettivi manipoli di bravi, che non si sono risparmiati duelli e scaramucce. «Ma la serata si è infuocata quando, mentre Ludovico Ariosto declamava i suoi versi, è entrato un cavaliere in nero che ha sfidato il padrone di casa. La tenzone, combattuta tra i tavoli con un altro cavaliere (e il duello a cavallo ha destato tra i presenti qualche preoccupazione), si è risolta a favore dello sfidante in nero che poi ha rivelato sotto l’elmo la chioma bionda di una delle attrici». A dar vita a questa cena-spettacolo, un nutritissimo cast composto dagli attori del Teatro nazionale cecoslovacco di Pilsen nei panni di bravi e cavalieri, i musicanti e ballerini del Theatrum Instrumentorum, gli Araldi della Serenissima, Norberto Midani nei panni di Ruzante, Giano Lovato in quelli di Paolo Veronese, Giorgio Spiller nelle vesti del satiro, Maurizio Bastianetto in quelle di Arcimboldo, l’Archiatra Giorgio Bertolizio, il Conte Emile Targhetta D’Audiffret, la Contessa Mafalda Malpighi regina della Cortigiane, il nobile veneziano Amodio Memo, il capitano da mar Maximo Andreolio, la nobildonna muranese Daniela Barovier, il procurador Mario Andreolio, l’alfiere Luca Colferai, il guardacaccia Fabrizio Alvisi, il maestro di casa Albino Costantini, la turca Juru Beba, e poi Maria, Marina, Teresa, Vanetta, Nice, Cristiano e Aldus.

© Riproduzione riservata

martedì 10 gennaio 1989

Venezia, Ateneo San Basso

Tarocchi, le carte del destino

sabato 14 gennaio 1989

Venezia, campo Santo Stefano

Il Ponte dei Pugni

domenica 15 gennaio 1989

Mestre, Piazza Ferretto

Il Ponte dei Pugni

domenica 22 gennaio 1989

Monaco di Baviera, Deutsches Theater

La nave dei folli

sabato 15 luglio 1989

Venezia, Isola della Giudecca, Hotel Cipriani

Gala del Redentore

domenica 3 settembre 1989

Venezia, Canal Grande, Regata Storica

Il Circo in barca

venerdì 15 settembre 1989

Verona, Palazzo Giusti Del Giardino

A cena con Paolo Veronese